venerdì 29 maggio 2015

E se i servizi educativi fossero un bene comune?



Pubblichiamo un articolo apparso su Ravenna Dintorni, il cartaceo, come spunto di riflessione e come contributo al dibattito


Di: Federica Angelini


La vicenda dei servizi di pre-post scuola finiti in mano a una cooperativa di fuori regione di cui parliamo a pagina 13 merita una riflessione.
Non a caso è partita una petizione da parte dei genitori e tra gli operatori c’è grande amarezza.
E la prima, banale, è: come è possibile che dopo vent'anni una cooperativa radicata sul territorio, che fa questo lavoro appunto da sempre, venga scalzata da perfetti sconosciuti?
I temi paiono essere due:l'offerta economica e l'offerta formativa. Ora, in cosa risparmiano se l'offerta formativa è addirittura migliore? Il sospetto è che l’unica voce su cui possano limare sia il costo del lavoro, probabilmente, dicono gli addetti, partendo con contratti ex novo che non riconosceranno anzianità e scatti. Peraltro, è noto, i contratti di lavoro previsti per chi lavora in cooperative sociali sono comunque lungi dal faraonico. Del resto, non fossero ormai argomenti da marxisti di estrema sinistra, viene anche da chiedersi: se per vent'anni tu Comune devi affidare un servizio alla medesima cooperativa tramite appalto, non si potrebbe contemplare l’ipotesi di internalizzare il servizio? Perché di pre-post scuola ce n'è e ce ne sarà bisogno da qui a sempre. Sarebbe un modo forse drastico ma di certo efficace per garantire continuità del servizio agli utenti, anche certezze ai lavoratori.
Ma naturalmente di questi tempi c’è da sembrare pazzi, visto le ristrettezze di bilancio, anche se per il servizio per la verità è chiesto il contributo delle famiglie sulla base dell’Isee. Allora forse potrebbe essere almeno un’idea pensare a forme di accreditamento sul modello delle case protette in parte divenute appunto totalmente pubbliche, in parte totalmente private? Perché in ogni caso va dato atto alle cooperative che hanno gestito questo servizio per anni di esserselo inventato, di aver colto una necessità delle famiglie, di aver avuto l’idea di estenderlo alle materne a partire dal prossimo anno.
La loro amarezza è comprensibile. Il punto è che forse, forse, ha ragione chi dice che i servizi educativi dovrebbero avere un percorso diverso da quello di altri servizi, come per esempio l’illuminazione pubblica (per cui comunque almeno il bando è ventennale, qui si parla di appena quattro anni). Forse, forse, i servizi educativi potrebbero essere considerati uno di quei beni comuni un po’ come l’acqua, che per essere erogati devono generare lavoro pagato il giusto, ma non profitto.
Perché in questa storia resta una certezza, che a guadagnarci sarà un’azienda piovuta da fuori regione che dovrà comunque cercare qui il proprio personale. E resta anche un dubbio: possibile che il pre-post scuola possa essere un business tanto interessante?


lunedì 18 maggio 2015

Ravenna si merita ben altro !! report sull'incontro del 9 maggio






Sabato 9 Maggio, presso la sala Buzzi, in via Berlinguer 11, il comitato ravennate de L’Altra Emilia Romagna/L’Altra Europa con Tsipras ha promosso e organizzato un incontro seminariale dal titolo “RAVENNA SI MERITA BEN ALTRO – idee per un’alternativa per le elezioni comunali 2016”. Per dare il via al progetto di sfidare il governo PD della città con una lista alternativa nei contenuti e nei metodi dell’azione politica erano state invitate a partecipare tutte le persone disposte a mettersi in gioco. E la partecipazione è stata generosa, sia da parte di rappresentanze delle associazioni socioculturali che delle associazioni più strettamente politiche che direttamente delle cittadine e dei cittadini che non hanno rinunciato all’impegno in prima persona nonostante il bel sole primaverile. Ha introdotto i lavori la giovane portavoce provinciale Angela Dall’Olio con una presentazione incentrata sui problemi irrisolti della città, al cui aggravamento l’attuale amministrazione comunale sta contribuendo efficacemente: dalla privatizzazione dei servizi al deterioramento del sistema sanitario, dall’arretramento continuo nel settore delle scuole pubbliche alla mancata attivazione di politiche in grado di arrestare l’aumento esponenziale della disoccupazione, tra i tanti.
Quindi è stata la volta degli interventi dei tre relatori, portatori “sani” di esperienze locali di liste di cittadinanza: Mauro Marinari (Sindaco di Rivalta di Torino), Sandro Medici (già presidente del X municipio di Roma) e Ciccio Auletta (consigliere comunale di opposizione a Pisa). Dense di contenuti e di stimoli le relazioni esposte, tanto da far scaturire, per tutta la mattina un interessante dibattito condotto da Dora Casalino. Ne sono stati diretti protagonisti o, comunque, hanno dato risalto all’iniziativa con la loro presenza, associazioni tematiche come i Gras, Attac Italia, Comitato per l’Acqua, Arci Gay, Arci Dock61 (tra quelle presenti), oltre ad associazioni politiche vere e proprie, come quella LI.BE.RA. recentemente costituita per iniziativa di Andrea Maestri, e più classici “partiti della sinistra” (da SEL al PSI, da Rifondazione al PCdI ai Radicali, oltre ad esponenti fuoriusciti dall’esperienza dei Verdi). Particolarmente ricchi di stimoli gli interventi di chi ha portato il proprio contributo personale, non quale deputato, segretario o ex consigliere, ma come cittadino che si sente in diritto/dovere di esprimersi sulle criticità e sulle possibili soluzioni che un programma elettorale dovrebbe contemplare. Da parte di tutti gli intervenuti è emersa forte e chiara la richiesta di una prosecuzione del processo.
Nel pomeriggio il seminario è continuato producendo ipotesi concrete di interventi sul territorio: dall’innovativo progetto di ripensamento di luoghi e forme della stazione ferroviaria presentato dall’architetto ravennate Ettore Rinaldini, ad un’approfondita disamina dell’opzione di drastica riduzione nella produzione dei rifiuti non gestibili da parte del dott. Natale Belosi dell’Eco istituto di Faenza.
Sono stati quindi costituiti 3 gruppi di lavoro, sui seguenti argomenti: scuola, partecipazione e gestione dei rifiuti, che rappresentano la base su cui continuare ed ampliare il nostro percorso partecipativo.
Ha concluso i lavori Nicola Fabrizio, portavoce provinciale dell'altra Emilia Romagna,  ripercorrendo le tappe salienti della giornata e dicendo che "con il convegno è stata posta la prima pietra di  questo lungo percorso e, grazie a tutti gli intervenuti ed alle persone che con il tempo riusciremo a coinvolgere, potremmo costruire un progetto avvincente, partecipato che potrà darci molte soddisfazioni."
"Sicuramente non sarà un percorso facile" dice Fabrizio, "ma con la voglia derivata dalla nostra presa di coscienza che si può e si deve governare meglio per il bene della città e dei cittadini e con la ferrea volontà di cambiare per abbattere le logiche di potere, di clientelismo e molto altro che oggi governano la città, grazie soprattutto al partito di maggioranza relativa ( PD ), possiamo superare tutte le incomprensioni che potranno nascere e costruire nella maniera più larga e aperta possibile un'alternativa credibile, con l'obiettivo di presentarsi alle elezioni per vincerle ed amministrare al meglio la città. "
Ci rivediamo per proseguire questo percorso appena iniziato

venerdì 8 maggio 2015

Sabato 9 Maggio incontro pubblico,elaborare un percorso per la città



Sabato 9 Maggio, presso la sala Buzzi, in via Berlinguer 11, l'altra Emilia Romagna di Ravenna organizza un convegno-incontro per iniziare il percorso che avrà' come punto di arrivo le elezioni comunali della primavera prossima.
Dalle ore 9.30, dopo l'apertura a cura della portavoce provinciale Angela Dall'Olio, sarà il turno di tre interventi di ospiti provenienti da diverse realtà della sinistra italiana, che si confronteranno sulle proprie esperienze locali.
Mauro Marinari ( Sindaco di Rivalta di Torino), Sandro Medici ( già presidente del X municipio di Roma) e Ciccio Auletta ( consigliere comunale di Pisa ) introdurranno il dibattito che nella mattinata vedrà confrontarsi personalità della società civile, del mondo dell'associazionismo, e  la presenza di interventi di esponenti politici locali.
Durante la mattinata, l’architteto ravennate Ettore Rinaldini, presenterà il suo progetto di ristrutturazione e nuova collocazione della stazione ferroviaria.
Nell’atrio antecendente la sala Buzzi,per tutta la giornata, verranno esposte le tavole del progetto.
Parte importante per l'Altra Emilia Romagna e' la partecipazione della cittadinanza, proprio per questo il susseguirsi del dibattito sarà intervallato da richieste di intervento da parte dei cittadini presenti.
Il pomeriggio, dalle ore 14.30, si aprirà con un' approfondimento sul tema dei rifiuti a cura di Natale Bellosi.
La giornata entrerà nel vivo quando i presenti si divideranno in gruppi di lavoro per elaborare un percorso politico, proprio com'è' nato il progetto de L'altra Emilia Romagna, crediamo che anche a Ravenna debba nascere un percorso quanto mai partecipato possibile.
Infine in conclusione, l'intervento di Nicola Fabrizio, portavoce provinciale de l'altra Emilia Romagna Ravenna e membro del comitato operativo nazionale de L'altra Europa con Tsipras.



Ravenna si merita ben altro, idee e progetti in comune

martedì 5 maggio 2015

Primo maggio...la piazza era imponente, non violenta

Di: Cristina Quintavalla




La piazza del I maggio a Milano è stata imponente, partecipata, non violenta. 
E' stata una piazza grandissima e straordinariamente generosa: ha manifestato dentro la crisi di una società che ha prosciugato speranze e sogni, incalzata dal “nulla che avanza”, senza residue illusioni nella classe dirigente di questo paese, nè di quella città, con la pervicace ostinazione di chi sa che qui, in queste condizioni economiche e sociali, non c'è futuro alcuno. 
C'è chi non lo vuole capire, o finge di non capirlo, ma la protagonista assoluta della manifestazione è stata la crisi, questa crisi bastarda che colpisce tutti, dai giovani ai migranti, dagli esodati ai pensionati che non riescono a sopravvivere, dagli studenti che non sanno dove andare ai precari disperati o disillusi.
Come non vedere dentro quel corteo la messa a nudo di questo sistema, della sua forza distruttiva, dell'assalto del grande capitale alla vita di tutti e del prezzo altissimo che viene fatto pagare a chi ne è incolpevole, la cui colpa semmai è  solo quella di essere nato nel posto sbagliato, dalla parte sbagliata, magari“su uno scoglio, anziché dentro un castello”, come scriveva Verga? 
Come non vedere che in quel corteo c'erano i nostri figli, che urlavano la loro rabbia e la loro disperazione? 
Come non vedere che dentro quel corteo, c'erano tanti migranti, intere famiglie al completo, che riuscivano a cogliere il legame che intercorre tra la negazione del loro diritto all'abitare, al lavoro, e la grande kermesse delle multinazionali che negano il cibo a tanta parte del mondo da cui loro stessi provengono?
Come non vedere che in quel corteo c'erano i nostri compagni, quelli che in tutti questi anni di sconfitte, hanno continuato a leggere con grande lucidità i processi che erano in corso?
Soprattutto come non vedere la saldatura, questa sì molto importante, che è stata fatta tra il diritto all'abitare, al lavoro, al futuro, ad un ambiente sano, all'alimentazione per tutti, all'istruzione pubblica, gratuita, a pensioni che garantiscano autonomia e autosufficienza?
Probabilmente, molti avrebbero preferito continuare a vedere i giovani persi dentro i loro telefonini, le loro pagine fb, ed i social che istigano violenza, sesso da esibizione. I giovani piacciono così, narcotizzati, alienati, offuscati  dietro ai problemi legati all'abbigliamento griffato, alla lotta al pelo superfluo, alla cellulite, smarriti dentro notti ad alto tasso alcolico, in cui perdersi e perdere la loro facoltà ad una libera scelta, per consegnarsi ai progetti da vincenti, meritevoli, cinici e sadici che abbiano confezionato per loro.
Ci sono invece tanti giovani che tutto questo l'hanno rifiutato: erano lì a Milano in migliaia il I maggio, a gridare la loro determinazione a battersi per un mondo diverso. 
Lo slogan che ha attraversato l'intero corteo era proprio questo: “un altro mondo è possibile”. 
Non è un certo un dato di realtà, bensì un orizzonte di senso. 
E' la prospettiva attorno alla quale però a Milano è andata in scena una nuova alleanza che ha visto uniti precari, studenti, migranti, lavoratori,  sindacati di base, compagni della CGIL, pacifisti. Tanti pezzi di una sinistra ancora viva, ancora fremente, ancora non rassegnata.   Un fronte antiliberista vasto, largo, ma reale. Non sottovalutiamolo.
A Milano la piazza non ha perso, a Milano la piazza ha vinto, checchè si voglia o si speri di rappresentare: non dovrà leccare le sue ferite, dovrà invece continuare la sua lotta.
Expo è il simbolo più odioso di una vetrina che ha rovesciato e invertito la logica delle cose, che vuole attribuire ai responsabili dell'affamamento del pianeta, alle multinazionali che devastano l'ambiente e si appropriano di risorse non loro, tra cui il monopolio dei semi, che impongono forme di dominazione di stampo imperialistico,  una patente di difesa del diritto alla vita: inaccettabile rappresentazione falsata della realtà, che la dice lunga sulla forza pervasiva e totalizzante delle grandi multinazionali del cibo che dominano il pianeta. Tutto è stato falsato: il consumo di suolo, mascherato come ripresa di competitività, le pubblicità, mascherate attraverso i protocolli e le carte di Milano, il lavoro precario, come avvio all'occupazione giovanile.Giustamente i nostri eurodeputati, Spinelli, Forenza, Maltese hanno votato contro questa “fiera gastronomica, ostaggio delle multinazionali”
Expo è la quintessenza del renzismo-marchionismo dominante: è la concentrazione di un'operazione di gigantesco trasferimento della ricchezza, in cui il Jobs act va a braccetto con lo Sblocca Italia.
Grande merito dunque a tutti coloro che hanno manifestato pacificamente il I maggio  a Milano.
Nulla può essere tolto al valore di tale lotta da una ristretta minoranza che  ha esercitato in forma violenta e irresponsabile la propria rabbia, sfasciando auto e vetrine di persone che peraltro non avevano responsabilità alcuna, alimentando odio e reazioni di grande intolleranza da parte della popolazione inferocita da tale e tanto qualunquistico, provocatorio assalto alla città. 
Distruggere per distruggere è la risposta nihilista alla crisi.
Battersi perchè un altro mondo sia possibile è investire sul futuro, scommettere sulla capacità di trasformazione delle cose da parte di chi è stato finora sconfitto.
A volte la storia passa lungo snodi che non ci riesce di riconoscere di primo acchito: a Milano essa ha fatto tappa, tra le famiglie di migranti, tra i giovani dei centri sociali, tra i giovani precari, tra i lavoratori senza Statuto dei lavoratori, né articolo 18, tra coloro che si battono per i beni comuni, la scuola in primo luogo, oggi sotto attacco da un ddl che, tanto per non cambiare, privatizzerà l'istruzione e riporterà la divisione e la discriminazione sociale al centro del sistema educativo di questo paese.

Cristina Quintavalla
 Altra Emilia-Romagna

venerdì 1 maggio 2015

Buon primo maggio a tutti


"No, il Primo Maggio non è una festa triviale. E' il convegno dei lavoratori di tutto il mondo debitori di una stessa promessa: umanizzazione della belva da preda che sonnecchia nel cuore di ognuno,e il cuore, vermiglio, lanciare verso il sole purificatore" Antonio Gramsci, 27 aprile 1918. 

Buon Primo Maggio!