lunedì 29 giugno 2015

In ricordo di Margherita Hack




" Penso che il cervello sia l'anima, non credo alla vita dopo la morte e tanto meno a un paradiso in versione condominiale, dove reincontrare amici, nemici, parenti, conoscenti. " 


A due anni dalla morte, in Ricordo di Margherita Hack, ricercatrice e divulgatrice scientifica, atea e impegnata nel sociale e in politica.



"Andrebbero insegnati valori comuni a credenti e non, il perdono, non fare del male agli altri, la solidarietà. Ma, soprattutto, bisognerebbe imparare a dubitare, a diventare scettici."




Blocco stipendi, la Corte costituzionale decide. A rischio i conti dello Stato

di: Anna Morgantini
Fonte: ilfattoquotidiano.it



E’ costituzionale bloccare tutti gli stipendi della pubblica amministrazione per salvare i conti dello Stato, senza distinguere tra chi prende 16mila euro lordi l’anno – per esempio, un usciere della Farnesina – e chi, nello stesso ministero, ne porta a casa 72 mila come un consigliere d’ambasciata, o 93 mila come un ministro plenipotenziario, o 108 mila come un ambasciatore? E’ rispettoso della Costituzione rinnovare automaticamente tale blocco di anno in anno, da una legge di stabilità all’altra, continuando a tartassare i più tartassati senza cercare di redistribuire i sacrifici o trovare introiti alternativi per le casse dello Stato? Gran bella domanda. Vale, secondo l’Avvocatura dello Stato, almeno 35 miliardi di euro e la risposta, martedì 23 giugno, rischia di far saltare in aria i conti italiani. Così è partito l’allarme rosso: il costo dello sblocco degli stipendi della Pa, infatti, «non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi» per il periodo 2010-2015, con un «effetto strutturale di circa 13 miliardi» a partire dal 2016. I sindacati minimizzano, denunciando «cifre gonfiate» e «pressioni indebite sui giudici». E la Corte Costituzionale (nella foto in alto il presidente Alessandro Criscuolo con il capo dello Stato Sergio Mattarella) si troverà a dare una risposta difficilissima a una domanda ancora più difficile: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (articolo 1 della Costituzione) o sul pareggio di bilancio (articolo 81)? Ed è giusto, per mettere in sicurezza i conti pubblici, sacrificare i diritti individuali garantiti dall'articolo 2 e dall'articolo 3 («Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge») della nostra Carta, imponendo pesanti sacrifici soltanto a una parte della popolazione? A rendere esplosiva la questione davanti alla Corte non sarà tanto il ricorso «Nardini+59» contro il blocco stipendiale, ma le motivazioni dell’ordinanza 125/2014 con cui il giudice del lavoro di Ravenna, Roberto Riverso, esaminando il ricorso ha individuato tutte le possibili violazioni, da parte dei governi che hanno deciso e prolungato il blocco suddetto, della nostra Costituzione. Dalla tutela del lavoro e del diritto alla retribuzione (articoli 35 e 36) a quello dell’eguaglianza (3), dall'adempimento dei doveri di solidarietà economica e sociale (articolo 2) alla libertà sindacale (articolo 39), ecco tutti i dubbi sollevati dal giudice di Ravenna nel silenzio quasi totale dei media. E che non riguardano solo i 3,23 milioni di dipendenti pubblici, ma tutti i cittadini del Paese. Il famoso blocco risale al 2010, ad opera dell’allora ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, che «in un momento delicato della vita nazionale» e con lo scopo di «realizzare, con immediatezza, un contenimento della spesa pubblica» decide di congelare gli stipendi dei dipendenti pubblici per il triennio 2011-2013. Il governo di Enrico Letta proroga il blocco per tutto il 2014 con la legge di stabilità. Matteo Renzi fa altrettanto, fino al 31 dicembre 2015. E qui cominciano non solo i ricorsi dei dipendenti pubblici e dei sindacati, ma anche le perplessità dei giudici del lavoro. Riverso è solo il primo a sollevare l’eccezione di costituzionalità, di cui sarà relatrice alla Corte Silvana Sciarra, docente di diritto del lavoro al Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze, eletta alla Consulta col via libera del Movimento 5 Stelle. Per intenderci, la stessa giurista che è stata relatrice della sentenza-bomba con cui la Corte ha dichiarato incostituzionale il blocco della perequazione sulle pensioni superiori a tre volte il minimo. Riverso, rivolgendosi alla Corte, è partito da un concetto basilare: «il legislatore, nell’imporre sacrifici anche onerosi, deve rispettare sia l’art.3 della Costituzione», ossia il principio di uguaglianza, ma anche quello di ragionevolezza, cioè la condizione che «i suddetti sacrifici siano eccezionali, transeunti, non arbitrari» e vadano dritti allo scopo. E qui, secondo il giudice Riverso, casca l’asino: le misure in discussione, benchè spacciate per eccezionali, sono diventate una costante. Non solo: «non sono nemmeno coerenti allo scopo prefissato, in quanto hanno inciso sui dipendenti a reddito più basso», spremendo le buste paga più povere e risparmiando le più ricche. Altro che gradualità dei sacrifici imposti (articolo 53 della Costituzione: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva») e principio di solidarietà (articolo 2)! «Proprio i dipendenti pubblici con stipendi più bassi vengono colpiti a scapito di soggetti con più elevato reddito» mette nero su bianco il giudice ravennate. E fa pure gli esempi: «i diplomatici sono esentati dal blocco mentre il semplice impiegato vede lo stipendio bloccato», al Viminale «i prefetti non hanno il blocco stipendiale e i semplici dipendenti sì», ai magistrati «è stato rimosso il blocco contributivo, mentre permane» per gli altri lavoratori del comparto Giustizia. Non basta ancora. Oggi, 23 giugno, la Corte suprema è chiamata a pronunciarsi anche sulla violazione degli articoli 35 e 36 («il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro»): «In questi anni di blocco contrattuale, i lavoratori non solo non hanno avuto aumenti di stipendio, ma hanno perso circa l’8 per cento del loro potere d’acquisto» calcola infatti l’avvocato del sindacato Confsal-Unsa, Pasquale Lattari, che ha promosso il ricorso. E a fronte di questa perdita netta, «e non più recuperabile», secondo il giudice Riverso «è aumentato il carico e il ritmo stesso del lavoro» a causa del blocco del turn-over negli uffici pubblici. I pensionati non vengono più rimpiazzati. Si lavora di più ma l’anzianità non viene più riconosciuta, l’impegno idem. La maggiore esperienza professionale del lavoratore va a «beneficio» solo del «datore di lavoro pubblico». Risultato: salta completamente «il rispetto del principio costituzionale della proporzionalità tra il lavoro svolto e la sua remunerazione». D’accordo. Dal 2012 la Costituzione ha anche un nuovo articolo, il numero 81: «Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico». Ma al pareggio di bilancio si può arrivare in tanti altri modi, suggeriscono le commissioni Bilancio di Camera e Senato: combattendo con più decisione l’evasione fiscale e la criminalità economica, per fare un esempio. «Colpire sempre i soliti (e poveri) noti è la via più comoda e più facile. Ma anche la più ingiusta» spiega l’avvocato Lattari. Vedremo se la Suprema Corte la giudicherà anche incostituzionale.


lunedì 22 giugno 2015

Gerard Lutte a Ravenna. La sua esperienza in Guatemala


Di: Pippo Tadolini




Per iniziative dell'associazione di volontariato "Amici di Rekko 7 - Onlus", che da molti anni si occupa nel nostro territorio di iniziative di solidarietà con il sud del mondo e in particolare con il Guatemala, è stato possibile, nella serata di martedi 16 giugno, avere a Ravenna un  vero "mostro sacro" della lotta per la giustizia come Gerard Lutte.
Ben noto a chiunque abbia vissuto gli anni in cui la solidarietà internazionale  era pane quotidiano di chi partecipava alla vita civile, Gerard Lutte rimane un faro per chiunque faccia della giustizia un argomento di riflessione e di giustizia, indipendentemente  dalle generazioni.
Già religioso salesiano, e allontanato dalla dimensione ecclesiastica per le sue posizioni di rottura, Gerard da sempre si occupa di psicologia e di sociologia, con particolare impegno sui temi dell'infanzia e dell'adolescenza emarginate e sfruttate.
Dopo essere stato professore universitario a Roma, già da moltissimi anni si è votato al riscatto dei ragazzi e delle ragazze di strada soprattutto in America Centrale.
Nonostante la sua età molto avanzata e la sua condizione di non vedente, Gerard vive tutt'ora in Guatemala (paese di cui ha ricostruito in maniera efficacissima la storia passata e attuale) e coopera con l'associazione Mo.jo.ca., il Movimiento de los jovenes de la calle. movimento dei giovani della strada, che opera quotidianamente per il riscatto sociale, psicologico e civile  del popolo giovanile, che le vicissitudini della vita e le condizioni drammatiche di ineguaglianza sociale hanno gettato sui marciapiedi.
Assieme a Gerard, la commovente testimonianza di Quenia, una giovane della strada che ha trovato in Mo.jo.ca. lo strumento per ritornare a vivere, e di Carmelo e Orietta, una coppia  del Lazio che assieme a Gerard porta avanti "Amistrada", l'organismo volontario che si prefigge di sostenere l'oprea di Gerard Lutte.
E' auspicabile che la società civile ravennate (e non solo), e tutte/i noi che ci consideriamo di sinistra, sappiamo riscoprire questa dimensione del nostro fare politica,  ricostruendo l' impegno di soliderietà fra i popoli e la volontà di farci carico delle sofferenze di chi vive sulla propria pelle condizioni altamente  drammatiche da tempi ben più antichi di quelli della nostra crisi

martedì 16 giugno 2015

Solidarietà a Samantha Comizzoli

Di: Pippo Tadolini



Venerdi 13 giugno, in Palestina, le forze dell'ordine istraeliane hanno tratto in  arresto una cittadina ravennate, Samantha Comizzoli, storica militante  dei movimenti per i diritti umani, le lotte sul territorio in difesa della salute sui posti  di lavoro e dell'ambiente. Uno degli impegni più importanti di Samantha era stata l'opposizione al progetto TAV in Val di Susa, particolarmente pregnante  qui a Ravenna, dal momento che la Coop CMC è tra le aziende particolarmente coinvolte nella costruzione di quell'opera. In occasione della manifestazione nazionale no TAV, che si tenne a Ravenna tre anni fa, Samantha Comizzoli, rese pubbici dei documenti che sostenevano il coinvolgimento di CMC nella costruzione del muro che da molti anni rende assai difficoltose le condizioni di vita dei palestinesi dei territori occupati.
Già militante della prima ora del movimento di Beppe Grillo, Samantha era poi entrata nel novero della lunga sequela di espulsioni che hanno caratterizzato i cinquestelle nel corso del tempo. Aveva fondato il gruppo "Ravenna Punto a Capo", con il quale si era anche candidata alla carica di sindaca nelle elezioni amministrative del 2011.
Alla Palestina, e in particolare ai suoi bambini, Samantha dedica tutte le sue energie ormai da oltre un anno.
Di recente era anche stata ferita dai proiettili di gomma sparati dalla polizia istraeliana.
E' stata arrestata in occasione di una manifestazione nei pressi di un villaggio paestinese. Ora sembra che sia in sciopero della fame.
Per notizie più approfondite consigliamo di visitare il sito nena news, organo dell'associazione Near East News Agency, la cui caporedattrice, Chiara Cruciati, è stata alcuni mesi fa a Ravenna, su invito dell' Altra Europa con Tsipras, per un'affollatissima assemblea di approfondimento sui temi legati all' Islam.


lunedì 15 giugno 2015

Incontro Giovedi' 18 Giugno al Dock 61. Sblocca Italia e Trivelle quale prospettiva per il nostro territorio ?


Di: Pippo Tadolini




Per iniziativa del circolo ARCI Dock 61 di Ravenna, in via dei Magazzini Posteriori 61, nella zona della vecchia darsena di città, la sera di GIOVEDI 18 giugno si terrà un incontro di approfondimento e di coordinamento sul tema del decreto "sblocca Italia", con particolare riferimento alla questione delle trivellazioni in Adriatico per la ricerca di fornti di idrocarburi.
Sarà presente Renato Di Nicola, storico attivista del Forum Nazionale dei Movimenti per l'Acqua Pubblica, nonchè animatore della mobilitazione contro le trivellazioni nel territorio abruzzese.
La regione Abruzzo, infatti, è quella che ha prodotto fino ad ora il massimo di impegno nel contrasto alle trivellazioni, impegno culminato poche settimane fa in un'imponente manifestazione di massa, che ha raccolto a Pescara sessantamila  partecipanti, in gran parte abruzzesi, ma anche provenienti da altre parti d'Italia, con l'adesione di numerosi movimenti di lotta sulle tematiche di difesa del territorio.
All'appuntamento di giovedi sera sarà presente anche il parlamentare  ravennate Giovanni Paglia, di SEL, che in quasto momento è particolarmente impegnato sui temi relativi allo "sblocca Italia", che  - se attuato - avrebbe pesante impatto anche sul territorio di Ravenna e sul suo litorale.
L'incontro sarà moderato da Pippo Tadolini, dell'Altra Emilia Emilia Romagna - Ravenna.

Si vorrebbe cercare di   mettere in piedi anche nel ravennate una mobilitazione di lungo respiro contro le trivellazioni e per la difesa del territorio, e progressivamente generalizzare la lotta contro il decreto "sblocca Italia" e i rischi per l'ambiente che esso comporta.     

mercoledì 3 giugno 2015

Il PD trema anche a Ravenna. Ora il ballottaggio sembra vicino.

Fonte: Il resto del carlino di Ravenna del 02 Giugno 2015

Di: Francesco Monti











E ora che succede?  Con Faenza al ballottaggio per la prima volta e un Pd che arretra,  con la Lega in ottima salute e Forza Italia molto meno,  con il Movimento 5 stelle sempre piu radicato, la corsa alle comunali del 2016 a Ravenna sembra sempre meno scontata.  Il segretario dei Democratici Michele De Pascale ostenta tranquillità sia per Faenza, sia per il capoluogo «Sono certo che i faentini confermeranno Malpezzi come sindaco- assicura -. Chiaramente,  quando ci sono ben nove candidati, la possibilità di andare al ballottaggio c'è. Certo, nella nostra provincia sono le prime volte che questo accade (era già successo a Lugo l'anno scorso,  ndr),  ma personalmente non drammatizzo la mancante vittoria al primo turno, che è un fatto molto comune in territori vicini al Nostro ».
Ma un elemento di preoccupazione c'è: «A Faenza la Sinistra andata da sola, il che non ci ha favorito».
Potrebbe succedere anche a Ravenna,tra un anno? Le probabilita ci sono: l'area della Federazione della sinistra è ormai lontana dal Pd, e anche una fetta non indifferente di Sel preferirebbe la corsa solitaria. Un'eventuale lista alternativa della Sinistra radicale potrebbe togliere al partitone i voti necessari per vincere al primo turno [...]