domenica 15 marzo 2015

Salario minimo, come creare un bacino di forza lavoro deprezzata e senza dignità

Di:  Francesco Ditaranto
Fonte: www.radiocittafujiko.it


Si fa largo l'ipotesi di introduzione, fortemente voluta dall'esecutivo, di un salario minimo garantito nel nostro paese, uno dei pochi stati, tra i cosiddetti "avanzati" a non averlo previsto nell'ordinamento. Piergiovanni Alleva, giuslavorista, spiega ai nostri microfoni perchè si tratta dell'ennesimo attacco al lavoro

Il premier Matteo Renzi, proseguendo nella sua opera di riforma e modernizzazione del mercato del lavoro, pare abbia intenzione di discutere in Consiglio dei Ministri dell'introduzione nel nostro paese di un salario minimo garantito.
Una buona notizia, si potrebbe dire.
Eppure c'è chi vede nel progetto l'ennesimo attacco al lavoro. 

"E' l'ennesima beffa di Renzi. Vogliono abolire il contratto nazionale. I minimi salariali già ci sono e, in base all' art. 36 della Costituzione, sono direttamente applicabili dal giudice." Blocca così sul nascere ogni ottimismo Piergiovanni Alleva, giuslavorista e consigliere regionale de "L'Altra Emilia Romagna".
"Non si sa -continua Alleva- quali siano i settori non coperti dal contratto nazionale cui il governo vorrebbe applicare il salario minimo, semplicemente perchè non esistono. Per giurisprudenza consolidata, se non c'è contratto collettivo, si ritiene il lavoratore ricompreso nel contratto collettivo del commercio."

"E' un attacco ai contratti nazionali. Se il datore di lavoro -spiega ancora il giuslavorista, prospettando uno scenario futuro inquietante- non si iscrivesse ai sindacati datoriali, potrebbe affermare che nella sua azienda non si applica il contratto collettivo. A quel punto, spariti i contratti collettivi, si dovrebbe ricorrere al salario minimo. In realtà un datore di lavoro che dica questo oggi, non fa che "beccarsi" una causa e il giudice, ex art.36 della Costituzione, gli applica i minimi contrattuali collettivi, che ci sono già, e sono più alti del minimo salariale di 7 euro, che corrisponde alla fine a 800 euro al mese."

Per Alleva il progetto del governo Renzi è chiaro. "Questo è quello che Renzi vuole per i lavoratori italiani, perchè il sud Europa deve diventare un bacino di lavoro deprezzato, senza dignità e senza diritti.
Sfido chiunque a sostenere e dimostrare il contrario, cioè che il salario minimo garantito abbia un'utilità, quando ci sono i contratti collettivi a stabilire i minimi."

Una volta che non ci saranno più i contratti collettivi, insomma,  si dirà che c'è il salario minimo garantito. Si passerà quindi "da 1200/1300 euro a 800/900, se va bene". Un passo in avanti, non c'è che dire.

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